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Channel: No all'Italia petrolizzata
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Federpetroli: chiudere il Centro Oli di Viggiao e' un suicidio aziendale da kamikaze

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Certo, dal punto di vista del loro portafoglio e' un suicidio che il Centro Oli di Viggiano, dopo tutte queste vicende di monnezza e di morte, chiuda per un po.
 
Mi sa che per i residenti invece e' una festa, amara, ma una festa.

Parlano di "diversificazione dell'attivita'". Ma che diversificazione possono fare? Il loro core business e' petrolio. E il petrolio, nella sua essenza e' inquinamento, comunque la metti. La vera diversificazione era se avessero iniziato dieci, venti anni fa a innovare con le rinnovabili. Ma per fare questo ci vuole lungimiranza, investimenti, volonta, intelligenza, coraggio.

Tutte cose a cui l'ENI e' allergica. E chi glielo fa fare a cambiare il paradigma aziendale- hanno tutto il governo dalla loro parte che giustifica e nasconde, finche' puo', gli schifi. .

Che dire. Una delle tante altre maledizione del petrolio. Arrivano, distruggono tutto, ambiente e aziende sane, e alla fine ci sono solo loro - lasicandoti la scelta fra la morte o il deserto. 

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Ecco cosa ha da dire Michele Marsiglia di Federpetroli Italia:



Con l'annuncio del blocco dei contratti con i fornitori dell'indotto industriale del Centro Oli (COVA) di Viaggiano (Potenza) in Basilicata e la cassa integrazione, ENI commette un suicidio aziendale. Chiediamo come FederPetroli Italia, che si rifletta, prima di fare altre operazioni azzardate da parte dell'azienda energetica di Stato. 

Certamente con un  sequestro la situazione non è facile e sta comportando all'azienda ed a tutto l'indotto energetico una grande perdita economica, ma a soli pochi giorni dal sequestro non si possono decretare decisioni così azzardate e da kamikaze. Adesso non c'è più in gioco solo un logo con un cane a sei zampe ma il destino di aziende, lavoratori e famiglie.

Ad un grande colosso energetico mondiale come ENI, basta un'inchiesta per destabilizzare lo scenario industriale? Sembra del tutto esagerato.Se l'ENI avesse investito in questi ultimi anni sul terriotorio italiano con una diversificazione di attività e secondo una chiara Strategia Energetica in diversi segmenti dell'energia, sicuramente non si sarebbe arrivati a tutto questo, è evidente che oggi l'azienda verte in una situazione di stallo nelle attività strategiche e produttive. Stanno sbagliando la politica di sviluppo industriale e questo è un errore che pagheranno tutte le aziende.

Stiamo facendo di tutto per creare lavoro, rendere più semplici gli accreditamenti per le aziende, puntare su una eco-sostenibilità per ristabilire un equilibrio industriale e sociale ed invece assistiamo a queste decisioni che non si sa di chi. Chi si assume la responsabilità di queste decisioni? Non penso gli azionisti ENI ed i tanti lavoratori.

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